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La collaborazione tra l’ospedale e la Fondazione Venosta non si ferma alla messa in sicurezza dei pazienti oncologici, ma si estende a un progetto di ricerca scientifica. I dati raccolti saranno utilizzati per stimare la probabilità di reinfezione da Sars-CoV-2 in soggetti con anticorpi al virus

di Francesca Cerati

(Afp)
(Afp)

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Tamponi per tutto il personale e per i pazienti ricoverati. Ad eseguirli è l’Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), già attivo su questo fronte dal 23 aprile, dopo l’appello lanciato da un gruppo di scienziati il 26 marzo a governo e regioni per impiegare i propri laboratori e competenze per l’aumento del numero di tamponi virali.

L’appello era stato promosso dall’Imperial College di Londra, dalla rete degli Istituti di Ricerca Ricovero e Cura italiani (Irccs), compreso Ieo, e dai principali Istituti di Ricerca biomedica del Paese.

Diagnosi, mappatura della diffusione del contagio e ricerca della possibile immunità. Questi sono i pilastri indicati dagli scienziati per ridurre i rischi di contagio in attesa di cure e vaccini. Le istituzioni e i cittadini hanno ormai capito che questi saranno gli strumenti più efficaci da affiancare alla riduzione delle misure di contenimento.

Se da una parte Governo e istituzioni si sono dimostrati sensibili alle sollecitazioni dei ricercatori, dall’altra la risposta dei privati non si è fatta attendere, mettendosi a disposizione dei rappresentanti della comunità scientifica italiana e alla loro proposta di un piano d’azione nazionale anti-contagio.

La “Fondazione Guido Venosta, l’uomo contro il cancro” rappresentata dal presidente Giuseppe Caprotti, affiancato da Francesco Niutta e Nicolò Fontana Rava, si è messa in contatto con i professori Pier Giuseppe Pelicci e Gioacchino Natoli dello Ieo, Ruggero De Maria dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, Emilio
Hirsch dell’Università degli Studi di Torino e Paolo Vineis dell’Imperial College di Londra, promotori dell’appello, per capire quale tipo di aiuto fosse necessario.

Per proseguire e mantenere nel tempo l’attività di esecuzione dei tamponi diventa fondamentale il sostegno della Fondazione Guido Venosta, che in questa fase iniziale ha messo a disposizione una donazione di 400mila euro per coprire il fabbisogno di reagenti per l’esecuzione e l’analisi di una prima tranche di 10mila tamponi.

La collaborazione tra Ieo e Fondazione Venosta non si ferma all’esecuzione dei tamponi e la messa in sicurezza dei pazienti Ieo, ma si estende a un progetto di ricerca scientifica. Insieme al Mount Sinai di New York e l’Università di Pavia, i ricercatori Ieo hanno messo a punto un test per la ricerca di anticorpi anti Sars-Cov-2, già autorizzato dall’Fda per uso interno e sottomesso alle autorità competenti italiane.

I pazienti e il personale saranno quindi sottoposti anche a test sierologici, in coordinamento con gli studi condotti dall’Istituto Superiore della Sanità e dall’Istat, e i dati raccolti saranno utilizzati per stimare la probabilità di reinfezione da Sars-CoV- 2 in soggetti con anticorpi, e quindi precedentemente venuti in contatto con il virus.

I laboratori di ricerca Ieo avranno una capacità di analisi dei tamponi e sieri che verranno usate per estendere lo studio ad altre strutture che parteciperanno allo studio. I risultati e i dati della ricerca saranno messi a disposizione di tutta la comunità scientifica e delle istituzioni in una logica completamente “open source”.

“Mettere in sicurezza il luogo di lavoro ed eseguire un progetto scientifico per determinare la sieroprotezione non sono due attività distinte – specificano Pier Giuseppe Pelicci, direttore della Ricerca Ieo e Fabrizio Mastrilli, direttore Sanitario Ieo – Operativamente si basano sul medesimo programma che, se ben disegnato e coordinato, consente di realizzare simultaneamente entrambi gli obiettivi. Noi pensiamo non solo che si possa fare, ma che tutti gli enti e le aziende dovrebbero fare questo: proteggere i propri lavoratori e utenti e contemporaneamente contribuire alla conoscenza necessaria per uscire dalla crisi”.

L’obiettivo finale è dunque che questo esempio possa diventare un modello di riferimento per analoghi progetti, un precedente che induca altri laboratori di ricerca ad attivarsi, affiancandosi al lavoro delle istituzioni sanitarie pubbliche.

Il progetto Covid-safe prevede il monitoraggio del personale e dei pazienti con tamponi e sierologia. Sulla base di queste considerazioni verranno testati personale sanitario, pazienti ricoverati in oncologia medica e pazienti ricoverati chirurgici, per un numero totale previsto di 5.284 soggetti nei 4 mesi dello studio, con un totale di 12.813 tamponi, 24.461 test sierologici e 24.461 prestazioni infermieristiche. ed è previsto anche l’utilizzo di una app dalla prossima settimana

Sulla base dei risultati dello studio e dell’evoluzione della epidemia si deciderà come continuare il monitoraggio del personale e dei pazienti.

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